Dal 11/06/23 al 18/06/23

Ogni giorno si sentono discorsi e prediche sul rispetto della natura, su insegnarlo ai ragazzi, però mi chiedo come possiamo farla rispettare, la natura, se non diamo modo ai ragazzi di conoscerla?
Sappiamo quanto sia benefico il contatto con la natura, che si rinsavisce dopo uno o più giorni lontani dalla cosiddetta “civiltà”?

Sappiamo quanto il nostro quotidiano ci porta lontano dagli spazi naturali e che la vita in città, e le nuove tecnologie ci disconnettono dalla natura.
Sappiamo quanto sia importante sperimentare e scoprire come funziona la natura attraverso esperienze dirette e l’apprendimento dal vivo.
Sappiamo che il contatto con la terra, l’acqua e gli animali rende più resistenti ai microrganismi patogeni e che i bambini che crescono a contatto con la natura sono meno stressati, più consapevoli e rispettosi dell’ambiente.

Da anni la famiglia Magi ha iniziato un percorso, piccole iniziative senza la pretesa di risolvere le problematiche del mondo…

Sono fortunato perché provengo da una famiglia di contadini, per me fonte di orgoglio. I contadini della mia infanzia erano famiglie che vivevano con poco e a tavola, nei piatti, si c’era spesso più onesta che cibo, ma nel cortile la voglia di divertirsi e giocare con cose semplici non mancava mai, stavamo tutto il giorno all’aria aperta e siamo cresciuti con i suoni, i colori e gli odori della natura.
Quanti ricordi della vita coi nonni e quanti racconti tramandati fra generazioni!

Mia mamma, Irma, raccontava che da bimba veniva messa nell’aia una macchina per battere il grano e lei era l’addetta a buttare le “ Cove” mentre nella parte inferiore usciva il grano.
Mio Babbo, Quinto (perché di 9 fratelli era il quinto), raccontava che lui insieme ai suoi amici, Dante, Mario, Aldo e altri, con la “Falcinara “ battevano il grano mentre le donne facevano le “Cove”. diceva: c’era prima il duro lavoro, poi si mangiava tutti insieme e a fine serata, stanchi morti ma soddisfatti, le gambe si mettevano a ballare da sole appena la fisarmonica suonava “Romagna mia”…
La vita della campagna era fonte di vita e di sostentamento, ma anche di divertimento, era normale rispettare la natura perché la conoscevano, mentre i nostri bambini non hanno avuto questa fortuna. Per amare devi prima conoscere. Così, se vogliamo che i bambini imparino a prendersi cura, rispettare e apprezzare la natura, la cosa migliore che possiamo fare è lasciare che siano in contatto con essa.

Convinto che si inizia seminando l’amore per la natura, sto progettando di organizzare in giugno, nel periodo della raccolta del grano, tre giorni in campagna dedicati ai bambini e ai loro genitori, perché la natura stimola voglia di esplorare, fantasia e creatività, perché il contatto con la natura compensa molti disturbi legati agli spazi urbanizzati, ai luoghi chiusi, ha un effetto positivo sullo sviluppo cerebrale ed emotivo che va ben di là della semplice “boccata d’aria” e attiva più sensi tutti assieme… vedere, sentire, annusare e toccare!

Il primo giorno si fanno conoscere gli attrezzi del lavoro, poi vestiti da veri contadini, si parte, a bordo del carro trainato dal trattore, verso il campo di grano.
Qui ognuno avrà il suo compito, chi taglia, chi raccoglie, chi si occupa del rancio e, a fine lavoro, una bella e abbondante merenda. Il giorno dopo si ritorna in campo e con l’aiuto dei Pony e degli asini che porteranno le cove del grano in groppa, si fa rientro alla Tenuta due Tigli per mettere in moto la macchina da trebbiare il grano come una volta, e ancora una volta ad ognuno verrà assegnato un compito.

A fine della trebbiatura, merenda alla vecchia maniera, con pomodori raccolti nell’orto e frutta dagli alberi, miele delle nostre api,ecc…
Poi la giornata si chiude con una grande festa nell’aia e ognuno riceverà un sacchetto di grano da portare a casa e il diploma di partecipazione alla prima mieti trebbiatura dei bambini.
La Tenuta Due Tigli si trova a San Giovanni in Marignano, che nel medioevo era il granaio dei Malatesta e ai bambini si spiegherà quanto l’avere il grano in cantina era importante per l’epoca.

Stiamo anche ricreando la cucina dei nonni per far vedere e capire come scorreva la vita della Famiglia: il tavolo dove si mangiava, attorno al quale si parlava delle cose importanti, il camino davanti al quale si faceva la “veglia” e la stufa a legna che riscaldava, poi al soffitto, come stelle appese in cielo, le salsicce e i salami. Avevano poco i nonni, ma erano felici e contenti e s’infilavano sotto le coperte nel letto scaldato dal “Prete”, per poi alzarsi la mattina dopo lavandosi la faccia con l’acqua della brocca presa direttamente dal pozzo.

Attraverso il contatto visivo ed esperenziale con il passato e il contatto diretto con la natura, i ragazzi capiranno che il modo più genuino di tessere relazioni è quello di conoscere, toccare, sperimentare, e non farlo attraverso uno schermo, virtualmente!

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